MIMO D'RUSCIAN

 

 


Di mio padre, Domenico Pensalfini, detto Mimo d'Ruscian, ho molti ricordi: i racconti di mare, le pescate nel porto (allora si poteva fare) con la "luserna", le cantate, che spaziavano da "Va pensiero" a "Bombolo" che si facevano dopo cena (radio e televisione entrarono in casa molti anni più tardi), il pesce che si mangiava praticamente a tutti i pasti ma mai al pranzo della domenica, la medaglia d'oro meritata per i tanti anni di navigazione, i racconti e gli aneddoti sulla vita sua e di tanti marinai, le imprese di Berto el Bo, del Bo d'Cambrèn, di Cencio, Bidulana e tanti altri.
Una cosa, anzi una data, né lui, né tantomeno io siamo riusciti a sapere.
Quel giorno di giugno del 1907, mio nonno, Tilio d'Ruscian, era andato in mare a pescare sgombri.
Rientrato in porto, mentre scaricava in fretta l'abbondantissimo pescato per poter subito salpare di nuovo in modo da poter sfruttare la giornata, particolarmente propizia per la pesca, dalla banchina qualcuno gli gridò: "T'è nèd un fiol!". "Ah sé?!" Fu la risposta, neanche scese dal

barchetto e tornò in mare dagli sgombri. Il nuovo nato, mio padre, fu registrato all'anagrafe qualche tempo dopo, il giorno esatto della sua nascita non si seppe mai e quando mi rivolgevo a mio nonno chiedendogli: "Nonno, quando è nato il babbo?", con un sorriso rispondeva: "Al temp di sgombre".